Gli esami non finiscono mai by Eduardo De Filippo
autore:Eduardo De Filippo
La lingua: ita
Format: azw3
pubblicato: 1973-01-23T05:00:00+00:00
ATTO TERZO.
Strada dove ci si incontra per caso.
Da una quinta apparirà Gigliola. Sono evidenti in lei i segni di una stanchezza fisica da lungo tempo sofferta, e quelli di uno smarrimento in cui è caduta per avvenimenti avversi che l'hanno colpita. Corre al centro della ribalta e si rivolge al pubblico come chi abbia un messaggio urgentissimo da comunicare.
GIGLIOLA: Signori miei, perdonate il modo di come mi presento: sembro una serva! Ma non ho avuto il tempo nemmeno di pettinarmi e di buttarmi addosso uno straccio decente. D'altra parte, non ne avrei avuto nè la forza nè il coraggio. (Nell'esclamare) Guglielmo! (si lascia sfuggire uno scoppio di pianto che di sincero ha soltanto il volume di voce, la durata e il tono tradizionale di quei momenti di dolore che si ripetono a catena da milioni di anni) Guglielmo sta male! Sta male da diverso tempo; e adesso si è aggravato. So che si confidava spesso con voi e allora ho pensato anch'io di rivolgermi a voi per dirvi come si sono svolte le cose dal giorno che si ammalò e come stanno adesso che s'è aggravato. (Improvvisamente tragica) Guglielmo, Guglielmo mio! Non mi puoi lasciare, non puoi abbandonare una povera donna sola e senza il conforto di una persona cara… Guglielmo mio, non mi lasciare! Non voglio intrattenervi a lungo sui giorni neri che sto vivendo, e su quelli nerissimi cui sto andando incontro. Di lui sì, di lui debbo parlarvi e mi voglio sbrigare perchè, credetemi, in questi ultimi tempi, quando sono costretta a lasciarlo per fare qualche commissione, qualche spesa indispensabile, durante il tempo che resto fuori sono ossessionata da un solo pensiero fisso: «Adesso torno a casa e trovo il mezzo portone chiuso perchè se n'è andato Guglielmo!» Arrivo perfino a dire che per liberarmi da quest'incubo, certe volte… (Spingendo disperatamente il pugno al centro della fronte) Ah, come vorrei che non mi si fraintendesse, che mi si considerasse e mi si compatisse! (Col braccio destro proteso verso il pubblico) è vero che non mi fraintenderete? Che mi compatirete? è vero? (A testa alta, eroica) Per liberarmi dell'incubo, certe volte mi auguro di trovarlo chiuso, il mezzo portone. Quel mezzo portone chiuso significherebbe la fine delle sue sofferenze e l'inizio della mia rassegnazione.
(Improvvisamente cede ad un'inconsolabile disperazione) è proprio vero che soltanto di fronte all'irreparabile si ritrova se stessi e si possono riconoscere i valori reali della vita! E io e Guglielmo ci siamo ritrovati… Finalmente ci parliamo, ci ascoltiamo. Io parlo, parlo, parlo… e lui pure. Mio Dio, naturalmente parla come può. Parla con quel poco di fiato che gli resta, ma ci capiamo. Ma perchè, perchè a questo mondo ci si capisce soltanto in punto di morte? Durante i quindici anni che non si è più fatto vivo con voi, non ci sono stati avvenimenti di rilievo. Dopo avere rinunciato al progetto finanziario… vi ricordate la lite che ci fu tra me e lui e i figli? Forse non avrei dovuto mostrarmi decisamente ostile in
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